Il Cavaliere e la giovane Ninfa

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Questa storia risale a tanto tanto tempo fa e quindi nella memoria si è cristallizzata come una favola nella quale tutti i protagonisti rivivono in un mondo fantastico. Per questo motivo i fatti saranno riletti come il caso lo richiede e riferimenti a cose e persone saranno puramente casuali e di fantasia.

C’era una volta, tanto tempo fa in un piccolo borgo sul mare, protetto da una piccola Torre Saracena, un giovane Principe e il suo fidato Cavaliere. I giorni trascorrevano sereni, i due passavano tanto tempo insieme trovando giorno dopo giorno sempre nuove avventure da intraprendere. Dobbiamo esser precisi ponendo l’accento sul fatto che il Principe era famoso per inventarsi fin troppe imprese epiche e viaggi avventurosi per tenersi impegnato. Per questo motivo il suo fidato compagno di tanto in tanto scappava a rifugiarsi in un piccolo Monastero dove si narra che preparasse ottimi distillati che però mai furono assaggiati dal Principe e per questo motivo lui dubitò spesso del fatto che il Monastero esistesse realmente.

I due erano conosciuti nel borgo, non tanto perché ricchi o particolarmente destri con le dame, ma per la bizzarra accoppiata di un eccentrico Principe dal mantello nero e un fascinoso Cavaliere dagli occhi di ghiaccio. Entrambi non gradivano frequentare le grandi famiglie che bivaccavano durante le serate estive nelle piazze del borgo, loro erano più riservati e apprezzavano i piaceri semplici della vita come una passeggiata al mare tra amici e quattro chiacchiere in una locanda chiamata Eden.

Le giornate scorrevano lente ma un giorno, un incontro inaspettato avviò un susseguirsi di avvenimenti che sconvolsero l’anima dei due giovanotti.

Passeggiando per le stradine del borgo i due furono avvicinati da una Megera con la ferma convinzione di riuscire nell’intento di ammaliarli con il suo fascino selvaggio. Fu così che per alcuni giorni li coinvolse in attività basilari come percorrere e ripercorrere la stessa strada su e giù per ore ed ore senza nessun apparente scopo, ma con la banale consolazione che era un rito che si ripeteva spesso tra i cittadini del borgo. Cosa buona di queste maratone era la compagnia di una giovane Ancella che accompagnava la donna e che da li a poco sarebbe diventata la consorte del fidato Cavaliere.

Quest’incontro però non si rivelò così malvagio, soprattutto perché fu proprio grazie alla giovane Ancella che il Principe conobbe la sua giovane Ninfa. Il tutto accadde in una soleggiata giornata del primo periodo di caldo. Era uso in questo momento dell’anno che il Principe e il Cavaliere organizzassero per un ristretto cerchio di loro conoscenze, ricchi banchetti a base di carne alla brace in una tenuta non poco lontana dal borgo chiamata Villa San Giacomo. Il casale principale non era molto vissuto ma era comunque accogliente e moto curato; c’era tutto quello che poteva servire per accogliere ed ospitare.

Era quasi mezzo dì, quando il Principe, completamente assorto nel suo compito di addetto alla preparazione della brace e del banchetto avvertì una strana sensazione, come se da un momento all’altro dovesse accadere qualcosa che avrebbe per sempre sconvolto la sua vita. Così fu.

Con un sonoro cigolio, si spalancò il grande cancello in ferro battuto che dava sulla strada e avvolte da una luce surreale si videro arrivare la giovane Ancella e una giovane e lieve ragazza dai capelli scuri. Il Principe rimase folgorato da un lampo a ciel sereno, il cuore gli batteva forte nel petto e il calore della brace era diventato un fresco venticello primaverile. La mente si offuscò con tante domande: “Ma dove si era nascosta quella Ninfa in tutti quegli anni? Come mai non era mai stata vista nel borgo? Ma cosa ancora più importante, com’era possibile conquistare il suo cuore?”.

Da quel momento il Principe cercò di sfoggiare tutte le sue più nascoste qualità d’imbonitore di folle, giocoliere, esperto di qual si voglia argomento e gioco di gruppo. Se non ricordo male azzardò anche un intervento canoro che però finì solo per raccogliere una smorfia di panico che apparve sul viso della Ninfa.

Non so ancora se tutto questo impegno servì a qualcosa ma dopo qualche giorno, durante un nuovo banchetto domenicale, sempre presso la stessa tenuta, successe qualcosa d’inaspettato. Il clima era molto più caldo rispetto all’ultima volta e le conoscenze sempre più affiatate. Il clima generale che si respirava era allegro e spensierato favorendo così lo scorrere rilassato della giornata. Il Principe come sempre era addetto alla brace ma questa volta, in modo scaltro e ragionato, aveva chiesto alla Ninfa di controllare il suo lavoro perché aveva paura di sbagliare (mai sbagliato una volta non capisco perché l’avrebbe dovuto fare giusto quel giorno).

Fu proprio tra una salsiccia e una costoletta da spennellare con “la magica salsa” che il Principe si fece avanti e si propose alla Ninfa. S’inginocchio e con un forchettone in mano le chiese di diventare la sua compagna. Sarà stato il caldo o la minaccia del forchettone, ma la Ninfa con un leggero cenno del capo concesse la sua mano e così facendo lanciò il Principe sulla luna andata e ritorno.

I giorni, i mesi e gli anni a seguire furono per i due ricchi di momenti da ricordare e che conservano ancora oggi nei loro cuori per poterli riguardare nei momenti bui e illuminare con la serenità e la gioia di quelle giornate l’oscurità di alcuni momenti.

I due amanti erano soliti saltare in sella al loro bizzarro destriero giallo paglierino e percorrere in lungo e in largo le campagne che circondavano il piccolo borgo. In loro compagnia c’erano, sempre vicini e anche loro amanti, il Cavaliere e la giovane Ancella. In quel periodo i quattro erano inseparabili e vivevano avventure strabilianti giorno dopo giorno, sempre trascinati da quella folle mente che era il Principe.

Il Principe e la Ninfa erano rispettati ed amati nel piccolo borgo ed erano l’invidia di tutti quando, durante i balli invernali, entravano elegantemente sulle piste e sfoggiavano il loro leggiadro passo di Valzer. La cosa non era altrettanto ammirata quando dal Valzer si passava al Tango, giacché la coppia sembrava riposseduta dalla labirintite e perdeva qualsiasi movenza che potesse esser considerata umana. Ma questa è un’altra storia.

Un giorno, durante i preparativi del gran ballo d’inverno, di cui il Principe era l’organizzatore, arrivo nel piccolo borgo la Maga Rossa. La giovane ragazza era conosciuta da tutti per le sue arti oratorie e l’innato spirito conquistatore. Non si sa come o perché ma ad acclamazione di popolo fu eletta per affiancare il Principe per l’organizzazione del ballo. Gli impegni inspiegabilmente divennero sempre più impegnativi e la Maga passava sempre più tempo con il Principe togliendone alla Ninfa. Questa situazione si aggravò sempre più fin quando un giorno il Principe cadde vittima di un vecchio trucco della Maga, l’offuscamento dei pensieri. Era una pratica molto in voga tra le Maghe più scaltre dell’epoca, riuscivano con pochi gesti e con tante lusinghe ad offuscare la mente dei giovani e riuscivano così ad averli completamente sotto il loro controllo. Il Principe ne fu vittima per diversi giorni e in modo inspiegabile dimenticò completamente i suoi amici e la sua Ninfa.

Arrivò il giorno del ballo e tutti si ritrovarono nel gran salone delle feste della Reggia di Stella Marina. Abiti scintillati e acconciature bizzarre volteggiavano tra bicchieri di birra e camere oscure per catturare gli attimi di ebrezza. Tutti gli abitanti del borgo sembravano più belli anche se il concetto di bellezza all’epoca e in quel particolare borgo era alquanto discutibile. La serata sembrava trascorrere in modo impeccabile per tutti, tranne che per il Principe. Era li fermo al fianco dalla Maga che indossava un abito turchese a sirena (che voi direte: ”ma una maga vestita da sirena non fa ridere?” In effetti si).

Sì, il Principe era lì con lei ma il suo cuore no, non capiva cosa gli stesse succedendo, ma avvertiva un grande vuoto dentro, un vuoto di quelli come qui c’era un castello ed ora vedo solo una capanna.

Fu proprio nell’istante in cui decise di andare via dalla festa, per raggiunto limite di noia, che fu colto da una forte sensazione di doversi girare verso l’angolo più lontano della sala. Lei era lì, bellissima, con i capelli semi raccolti, con un sorriso che illuminava l’immenso salone e faceva scintillare i cristalli dei mille lampadari che arricchivano i fastosi soffitti affrescati. La Ninfa era li, ma non per lui, era lì con il Cavaliere e la giovane Ancella. Il suo sguardo era come sempre cordiale e gioioso anche se si leggeva un leggero velo di malinconia e tristezza che la rendevano irresistibile. Fu allora che il Principe capì o meglio si sveglio dal torpore e capì che non poteva aver dimenticato tutti i momenti felici passati con lei e che solo lei poteva essere la persona che avrebbe reso i suoi giorni pieni di luce e gioia.

Una sola notte servì al Principe per spezzare il trucco della Maga e ritornare in sella al suo destriero dalla sua Ninfa. Lei, che aveva sempre creduto nei sentimenti puri del Principe, capì che era caduto in una trappola e pur accogliendolo a braccia aperte, gli fece passare un po’ di giorni sulle spine, così giusto per soddisfare quella sua piccola voglia di vendetta. La conferma di tali sentimenti vi fu al primo incontro della coppia con la Maga, che fu freddo e distaccato e questo le confermò la piena fiducia nel suo Principe.

Purtroppo però la storia non finisce qui. La Maga Rossa era notevolmente contrariata da questa situazione e non ammetteva la sconfitta. Il giorno stesso dell’incontro, si ritirò nel suo palazzo e aprendo il libro delle maledizioni né trovò una perfetta per la giovane coppia.

La maledizione diede i sui frutti, il Principe partì per nuove battaglie nei territori del nord e la giovane Ninfa si avvicinò a lui per ricercare cure efficaci per i malanni dei campi di battaglia. Trascorsero mesi con comunicazioni sempre più rare e con una malasorte che allontanò pian piano i due amanti.

La maga aveva raggiunto il suo scopo, dividere il Principe e la Ninfa, ma questo al caro prezzo di aver venduto l’anima e perdendo la gioia di vivere.

Sembrava tutto perso quando … durante una sanguinosa battaglia notturna, il Principe circondato da demoni e donne dai facili costumi, salvò da morte certa una piccola Fatina del Cuore. Cos’è una fatina del Cuore? E’ una specie di piccola farfalla dagli occhi scintillanti che vive nei sobborghi delle grandi città e che cerca con piccoli incantesimi di consolare i cuori tristi e le anime perse.

La Fatina, grata al Principe per il coraggioso gesto, gli chiese se poteva fare qualcosa per lui poiché avvertiva che il suo cuore era avvolto da un fumo nero come la pece. Il Principe le raccontò la sua storia e chiese alla fatina di riportare tutto com’era prima. Purtroppo però non era possibile, i poteri della Fatina non erano così forti per spezzare la maledizione della Maga Rossa. Il Principe allora riformulò la richiesta e disse con una fitta al cuore: “Fatina del Cuore fai si che la Ninfa possa innamorasi di nuovo e regàlale una amorevole famiglia così che possa vivere felice e serena”.

La Fatina l’accontentò e con un battito d’ali scomparve in una nuvola di leggera polvere bianca che rese tutti molto contenti, ma non si è ancora capito il perché.

Con il passar dei mesi tutto iniziò a cambiare, la Ninfa trovò un giovane Cavaliere che l’amava e la difendeva e il Principe trovò da impegnarsi così tanto che non aveva il tempo di pensare al passato e all’amore.

Ma la Fatina del Cuore non aveva realizzato solo la richiesta del Principe, aveva deciso di fare qualcosa in più. Regalò al Principe, di li a qualche anno un Piccolo Angelo Custode che sempre al suo fianco lo proteggeva e l’amava in modo incondizionato. Così il Principe ritrovò la serenità del cuore e dell’anima e finalmente tornò a godere delle bellezze della vita e trovó la forza dell’amore incondizionato.


Morale:

Certe volte non possiamo avere tutto dalla vita ma se c’è l’amore e i sentimenti sono puri, tutto si risolve per il meglio e tutti possono vivere felici e contenti.


Ricetta:

Carni miste:

Per “la magica salsa”:

Preparare come prima cosa la salsa mixando: olio, sale, pepe, senape, il succo di limone, il rosmarino e il peperoncino tritato. Una volta pronto il composto separatelo e in una ciotola lasciate marinare i petti di pollo. Il resto lo userete per spennellare la restante carne una volta che sarà sulla brace (tranne la salsiccia naturalmente).

Mentre il pollo è in marinatura per circa 30/40 min, prepariamo il resto della carne, salandola e pepandola da entrambi i lati e spennellandola con altra Senape di Dijon, escludendo sempre la salsiccia da queste operazioni. La salsiccia dovrà essere avvolta con i rametti di timo e legata leggermente come un piccolo arrosto.

Una volta finita la preparazione e portata la brace a una temperatura che sia paragonabile a quella di un turboreattore per viaggi interstellari, possiamo iniziare le cotture.

Si parte con la cottura delle salsicce e del maiale, per proseguire con le costolette di agnello ed infine con i petti di pollo. Il bello di questi momenti è proprio nello stare lì ad aspettare con un buon bicchiere di chianti e di tanto in tanto spennellare il tutto con “la magica salsa”.

Se occorre ricordatevi di punzecchiare le salsicce per evitare l’effetto bomba atomica. Quando tutto è ben cotto e rosolato basta mettere a tavola e buon appetito.


 



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